“Non sarai di nessun altro.” Riconoscere i Segnali Verbali per Fermare il Femminicidio

Pubblicato il 15 novembre 2024 alle ore 13:00

Sara Di Pietrantonio (2016)

Sara, 22 anni, è stata brutalmente uccisa dall’ex fidanzato Vincenzo Paduano. La relazione era finita, ma Vincenzo non accettava il rifiuto. Prima del delitto, aveva minacciato Sara dicendo: Se mi lasci, ti faccio del male” e “Non puoi stare con nessun altro”. La sua gelosia patologica e il desiderio di possesso hanno portato a una violenza estrema.

Elisa Pomarelli (2019)

Elisa, 28 anni, è stata assassinata da Massimo Sebastiani, un amico ossessionato da lei. Massimo le aveva detto più volte: “Se non sarai mia, non sarai di nessuno” e “Non posso vivere senza di te”. Quando Elisa ha respinto i suoi sentimenti, l’ossessione di Massimo si è trasformata in omicidio, confermando come il desiderio di controllo possa portare a conseguenze tragiche.

Vanessa Zappalà (2021)

Vanessa, 26 anni, è stata uccisa dall’ex fidanzato Antonino Sciuto. Non accettava la fine della loro relazione e le ripeteva frasi minacciose come: “Se non torni con me, te ne pentirai” e “Non permetterò a nessuno di averti”. Dopo una lunga persecuzione, Antonino ha compiuto il gesto estremo, dimostrando un'incapacità totale di accettare il rifiuto.

Deborah Saltori (2021)

Deborah, 42 anni, è stata assassinata dall’ex marito Lorenzo Cattoni, che aveva più volte dichiarato: “Se mi lasci, ti rovino la vita” e “Senza di me, non sei nessuno”. Questa relazione, come molte altre, era caratterizzata da violenza psicologica, che si è trasformata in violenza fisica culminata nel tragico epilogo.

Rossella Placati (2021)

Rossella, 50 anni, è stata uccisa dal suo compagno, che spesso le diceva: “Se mi lasci, ti rovino la vita” e “Senza di me, non sei nessuno”. L’ossessione e il desiderio di dominio su Rossella hanno trasformato la relazione in una prigione di controllo e paura.

Giulia Tramontano (2023)

Giulia, incinta di sette mesi, è stata assassinata dal compagno Alessandro Impagnatiello. Prima del delitto, Alessandro aveva pronunciato frasi manipolatorie e minacciose come: “Se mi lasci, non vedrai mai più nostro figlio” e “Non puoi vivere senza di me”. La gravidanza di Giulia, anziché essere un momento di unione, è stata strumentalizzata per esercitare ulteriore controllo su di lei.

Giulia Cecchettin (2023)

Giulia, 22 anni, è stata uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Filippo manifestava comportamenti ossessivi, accompagnati da frasi come: “Se mi lasci, non so cosa potrei fare” e “Non posso vivere senza di te”. L’incapacità di accettare la fine della relazione ha portato a un epilogo drammatico.

Questi non sono casi isolati. Frasi come quelle pronunciate da Vincenzo Paduano, Massimo Sebastiani e altri assassini si ripetono con allarmante regolarità in molte storie di femminicidio, evidenziando una dinamica comune: il rifiuto della libertà della vittima e il desiderio di controllo assoluto.

Le frasi ricorrenti pronunciate dagli assassini rivelano chiaramente le dinamiche di potere e controllo che precedono l’atto violento.

  • “Non sarai di nessun altro”: rappresenta il desiderio di possesso esclusivo, in cui la vittima viene vista come proprietà.
  • “Se mi lasci, ti rovino la vita”: esprime una minaccia diretta e la volontà di distruggere la vittima come forma di vendetta.
  • “Non posso vivere senza di te”: dietro a questa apparente disperazione si cela l’incapacità di accettare l’autonomia della partner

La frase più ricorrente, simbolo di molti femminicidi

 

“Non sarai di nessun altro.”

Questa frase, pronunciata da diversi assassini, è la sintesi di una relazione malata basata sul controllo e sulla negazione della libertà dell’altro.

 

Il Profilo della Vittima

 

Le vittime di femminicidio sono spesso donne coraggiose, che cercano di rompere relazioni malsane e recuperare la propria libertà. Tuttavia, sono accomunate da alcune dinamiche ricorrenti:

  • Desiderio di indipendenza: Molte vittime stanno cercando di porre fine a relazioni oppressive o violente.
  • Isolamento sociale: Gli assassini spesso cercano di allontanare la vittima dai suoi cari, privandola di supporto emotivo e pratico.
  • Minimizzazione del pericolo: Per paura o per amore, le vittime tendono a giustificare o sottovalutare i segnali di pericolo, come le minacce verbali o i primi episodi di violenza.

 

Il Profilo dell’Assassino

 

Gli autori di femminicidio condividono tratti psicologici disturbanti:

  • Gelosia patologica: Interpretano la libertà della partner come una minaccia al proprio valore.
  • Bisogno di controllo: Vedono la partner come una proprietà da possedere e controllare.
  • Escalation di violenza: Passano gradualmente da minacce e manipolazione a comportamenti sempre più violenti.
  • Incapacità di accettare il rifiuto: Il no della vittima viene vissuto come un’umiliazione intollerabile, che li spinge a vendicarsi.

 

Prevenzione e Interventi Possibili

 

Il Ruolo della Famiglia della Vittima

La famiglia deve essere un rifugio sicuro. È essenziale ascoltare, non giudicare e supportare la vittima nel cercare aiuto. Coinvolgere centri antiviolenza e le autorità è fondamentale.

Il Ruolo degli Amici

Gli amici possono cogliere segnali di pericolo prima di altri. È importante parlare apertamente con la vittima, offrirle sostegno emotivo e pratico, e aiutarla a prendere provvedimenti.

Il Ruolo della Famiglia del Carnefice

Anche la famiglia dell’aggressore ha un ruolo cruciale. Non bisogna ignorare i comportamenti ossessivi o giustificare atteggiamenti violenti. Spingere l’aggressore a cercare aiuto psicologico può prevenire tragedie.

Il Ruolo delle Istituzioni

È necessario rafforzare le leggi contro la violenza di genere e garantire protezione immediata per le vittime. L’educazione al rispetto e all’uguaglianza deve iniziare nelle scuole, per prevenire alla radice comportamenti tossici.

Dietro ogni femminicidio ci sono segnali che avrebbero potuto essere colti e interventi che avrebbero potuto essere messi in atto. La società nel suo insieme deve assumersi la responsabilità di costruire una cultura del rispetto, spezzando le dinamiche di possesso e controllo che portano alla violenza. Ogni vita salvata è una vittoria contro il silenzio e l’indifferenza.

 

Cosa può fare la vittima per sganciarsi da un futuro carnefice in tempo

 

Allontanarsi da una persona con tendenze violente, possessive o manipolatorie richiede grande coraggio e una strategia ben pianificata, poiché spesso il momento della separazione rappresenta il periodo di maggiore rischio. Ecco alcune azioni concrete che una vittima può intraprendere per tutelarsi e sganciarsi in modo sicuro da un futuro carnefice:


Riconoscere i segnali di pericolo

La prima e più importante fase è comprendere che ci si trova in una relazione pericolosa. Alcuni segnali comuni includono:

  • Minacce verbali, come “Se mi lasci, ti rovino la vita”.
  • Controllo delle attività quotidiane, come monitorare i movimenti o chiedere spiegazioni su ogni decisione.
  • Tentativi di isolare la vittima da amici, familiari o colleghi.
  • Comportamenti manipolatori, che alternano momenti di rabbia a suppliche disperate.

Parlarne con qualcuno di fiducia

Non affrontare il problema da sola. Coinvolgere persone di fiducia, come familiari, amici o colleghi, può offrire supporto emotivo e pratico. È fondamentale condividere i dettagli della situazione, in modo che gli altri possano intervenire se necessario.

 

Pianificare una strategia di uscita

Separarsi da un partner violento o potenzialmente pericoloso richiede una preparazione attenta:

  • Creare un piano di fuga: Identificare un luogo sicuro dove andare (ad esempio, la casa di un familiare o un centro antiviolenza).
  • Organizzare documenti essenziali: Passaporto, carta d'identità, certificati e documenti legali devono essere accessibili in caso di emergenza.
  • Mettere da parte risorse finanziarie: Se possibile, accantonare denaro in un luogo sicuro, non accessibile al partner.
  • Cambiare routine: Modificare le abitudini quotidiane (ad esempio, orari di lavoro o percorsi abituali) per evitare che il partner possa seguirla.

 

Chiedere supporto legale e professionale

  • Denunciare comportamenti minacciosi: È importante informare le autorità (polizia, carabinieri) se il partner ha minacciato violenza o ha già mostrato comportamenti aggressivi. In Italia, lo stalking e le minacce sono perseguibili penalmente.
  • Contattare un centro antiviolenza: Questi centri offrono supporto psicologico, legale e logistico per le donne che vogliono liberarsi da relazioni abusive.
  • Chiedere un ordine restrittivo: Se il partner manifesta comportamenti pericolosi, è possibile ottenere un’ordinanza di protezione per impedire che si avvicini.

 

Rafforzare la propria rete di supporto

  • Amici e familiari: Informare persone fidate dei piani e chiedere di essere accompagnata o sostenuta nei momenti di passaggio.
  • Colleghi o datori di lavoro: Se necessario, avvisare il proprio datore di lavoro della situazione, in modo che possano proteggere la propria privacy o modificare le attività lavorative per maggiore sicurezza.

 

Proteggere la propria privacy digitale

Molti carnefici utilizzano la tecnologia per controllare o monitorare la vittima. Per proteggersi:

  • Cambiare le password di e-mail, social media e dispositivi elettronici.
  • Utilizzare un telefono sicuro: Se il partner potrebbe avere accesso al telefono, valutare l'uso di un dispositivo alternativo.
  • Limitare le informazioni personali online: Evitare di condividere dettagli sui propri spostamenti o progetti sui social media.

 

Mantenere la calma durante la separazione

Il momento della rottura è particolarmente delicato:

  • Non affrontare il partner in modo diretto o emotivo. Se possibile, comunicare la decisione in un ambiente sicuro o attraverso intermediari.
  • Evitare di reagire a provocazioni o suppliche. Spesso, il carnefice alterna minacce a tentativi di riconciliazione per manipolare la vittima.

 

Ricorrere alla terapia o al supporto psicologico

Liberarsi da una relazione abusiva può lasciare cicatrici emotive. È utile parlare con uno psicologo per:

  • Comprendere e superare la dipendenza emotiva dal carnefice.
  • Rafforzare la propria autostima e costruire un futuro sereno.

  Denunciare e monitorare i comportamenti successivi

Dopo la separazione, è fondamentale monitorare i comportamenti del partner:

  • Se l’ex continua a inviare messaggi, fare telefonate insistenti o apparire nei luoghi frequentati, bisogna documentare ogni episodio e informare le autorità.
  • Non esitare a contattare nuovamente un centro antiviolenza o la polizia in caso di comportamenti persecutori.

 

 Agire tempestivamente

Il momento più pericoloso in una relazione abusiva è quello della separazione. Agire con rapidità, coinvolgendo persone fidate e professionisti, può fare la differenza tra la salvezza e il rischio di un’escalation. Mai sottovalutare una minaccia, anche se sembra “solo” verbale: le frasi ricorrenti dei carnefici sono spesso il preludio di comportamenti violenti.

Liberarsi da un futuro carnefice richiede forza, pianificazione e supporto. Ogni vittima ha il diritto di vivere libera dalla paura e dalla violenza. Riconoscere i segnali di pericolo, creare una rete di sicurezza e chiedere aiuto sono i primi passi per proteggere la propria vita e costruire un futuro sereno.

 

Strumenti Legali per Prevenire il Femminicidio

 

Per la Vittima

  1. Denunce alle Forze dell’Ordine:
    La vittima può denunciare minacce, stalking, violenze fisiche o psicologiche alla Polizia o ai Carabinieri. Le denunce possono essere fatte in modo dettagliato e includere prove come:
    • Messaggi minatori.
    • Chiamate registrate.
    • Testimonianze di amici o parenti.
  2. Richiesta di Ordini di Protezione:
    La legge italiana prevede strumenti come:
    • Ammonimento del Questore (art. 8, legge sullo stalking): In caso di atti persecutori, la vittima può richiedere al Questore di ammonire formalmente il responsabile, evitando escalation.
    • Allontanamento del Violento: Il giudice può disporre l’allontanamento immediato del maltrattante dalla casa familiare e vietargli di avvicinarsi alla vittima, ai suoi luoghi di lavoro o alla scuola dei figli.
  3. Codice Rosso:
    La legge 69/2019 prevede procedure accelerate per le vittime di violenza domestica o stalking. Entro 72 ore dalla denuncia, il pubblico ministero deve ascoltare la vittima e adottare le prime misure urgenti di protezione.

Per i Familiari

  1. Segnalazione Diretta alle Forze dell’Ordine:
    Anche i familiari possono segnalare situazioni di pericolo. È possibile presentare una denuncia per stalking o violenza domestica, soprattutto se la vittima non è in grado di farlo autonomamente.
  2. Richiesta di Interventi Assistenziali e Sociali:
    I familiari possono attivare i servizi sociali locali per monitorare situazioni di violenza, specialmente in presenza di minori. Il coinvolgimento dei servizi sociali può innescare indagini preliminari o supportare richieste di protezione.
  3. Intervento nei Confronti del Carnefice:
    Se emergono segnali di violenza o atteggiamenti ossessivi, i familiari del carnefice possono segnalarli alle autorità o spingerlo a cercare aiuto psicologico o psichiatrico. In alcuni casi, possono richiedere al giudice misure restrittive o sanitarie (es. TSO in caso di grave instabilità mentale).

Per gli Amici

  1. Segnalazioni Informali:
    Gli amici possono parlare con la vittima, convincendola a denunciare o a chiedere aiuto. In caso di urgenza, possono avvisare direttamente le forze dell’ordine, anche senza il consenso della vittima.
  2. Richiesta di Sorveglianza Attiva:
    Gli amici possono chiedere un maggiore controllo delle forze dell’ordine su situazioni di rischio già note. Questo include richieste di intervento in caso di avvicinamenti non autorizzati o violazione di ordini restrittivi.
  3. Testimonianze per Supportare Denunce:
    Le testimonianze degli amici sono fondamentali per dare forza alle denunce della vittima, soprattutto nei casi di stalking o violenza psicologica.

 

Consigli Legali Specifici

 

  1. Documentazione delle Minacce:
    Incoraggiare la vittima a raccogliere prove (messaggi, registrazioni, video) può rendere più efficace la denuncia e accelerare l’adozione di misure protettive.
  2. Tutela per i Minori:
    Se ci sono bambini coinvolti, si possono richiedere misure specifiche per proteggerli, come:
    • Sospensione della potestà genitoriale del violento.
    • Interventi dei servizi sociali.
  3. Avvocato per Misure Preventive:
    Affidarsi a un avvocato specializzato in violenza di genere può aiutare la vittima e i familiari a richiedere e ottenere ordini restrittivi e altre misure di protezione nel minor tempo possibile.

La legge offre strumenti potenti per prevenire tragedie, ma è fondamentale che le vittime, i loro familiari e amici agiscano tempestivamente. Denunciare, raccogliere prove e richiedere l’intervento delle autorità sono passi essenziali per fermare la spirale di violenza prima che sia troppo tardi.

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