
C'era una volta un gufo di nome Otto, conosciuto in tutta la foresta per la sua saggezza. Aveva occhi grandi e profondi, capaci di vedere ogni dettaglio anche nella notte più buia. Otto era convinto che più tempo passasse sveglio, più avrebbe imparato. "Ssst... Ssst..." facevano le foglie degli alberi mentre Otto le osservava attentamente anche a notte fonda.
"Non posso dormire," diceva a se stesso. "Ho così tanto da scoprire!". Il suo cuore batteva piano, ma in modo costante, "tum, tum, tum", mentre si concentrava sulla sua missione di acquisire sempre più conoscenza.
Le altre creature della foresta cercavano di convincerlo a riposare. "Otto, il riposo è importante," gli dicevano. Ma Otto non voleva ascoltare. Sentiva che dormire era tempo sprecato, tempo in cui poteva studiare le stelle, ascoltare i suoni del vento e imparare nuovi segreti. Ogni notte, volava da un albero all'altro, cercando nuove cose da osservare.
Ma col passare dei giorni, Otto iniziò a sentirsi strano. "Ssst... Ssst...", facevano le sue ali mentre cercava di volare, ma sentiva un peso insolito. "Frush... frush...", facevano i suoi occhi mentre cercava di restare aperti, ma cominciavano a chiudersi da soli. Otto si accorse di essere stanco, molto stanco.
Una sera, mentre volava sopra la foresta, si sentì improvvisamente disorientato. "Oh no!" pensò, mentre il mondo intorno a lui iniziava a girare. "Che cosa mi sta succedendo?". Il suo cuore cominciò a battere più forte, "tum tum tum!", e le ali sembravano pesanti come pietre.
"Devo continuare, devo imparare ancora di più," cercava di dirsi, ma non riusciva più a concentrarsi. La sua testa era confusa, e persino il canto degli uccelli notturni che un tempo lo rilassava, ora sembrava un suono lontano e confuso. "Uuuuh, uuuuh," facevano i gufi, ma Otto non riusciva a sentire la melodia.
Quella notte, Otto tentò di volare come sempre, ma fece un errore: si scontrò con un ramo e cadde giù, atterrando su un morbido letto di muschio. "Plof!". Rimase lì, respirando affannosamente, con il cuore che batteva forte per la paura. "Tum tum, tum tum!".
In quel momento, capì che aveva sbagliato. "Ho spinto troppo oltre il mio corpo," pensò con un misto di vergogna e frustrazione. "Anche io ho bisogno di riposare."
Otto si raggomitolò nel muschio e, per la prima volta dopo tanto tempo, chiuse gli occhi. Il suo corpo era esausto, e non appena si lasciò andare, cadde in un sonno profondo e ristoratore. "Ssshh... Ssshh...", faceva il vento mentre Otto si riposava, finalmente in pace.
Quando si svegliò, sentì una nuova energia dentro di sé. I suoi occhi erano di nuovo vivaci e le ali leggere come un tempo. "Frush! Frush!", fece mentre riprendeva il volo, sentendosi più forte e concentrato.
"Forse il vero segreto della saggezza è sapere quando riposare," disse tra sé, volando sopra la foresta con un sorriso soddisfatto.
Da quel giorno, Otto imparò a bilanciare il suo amore per la conoscenza con il bisogno di riposare. Capì che anche il gufo più saggio non poteva funzionare senza un po' di riposo. E così, ogni notte, prima di riprendere i suoi studi, Otto si concedeva qualche ora di sonno, sapendo che un corpo riposato era la chiave per una mente lucida.

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